Il resto del Carlino
Febbraio 2011

BASILICA

di Cesare Cremonini

Il resto del Carlino
Febbraio 2011
di Cesare Cremonini

Più che una bella notizia sembra uno scherzo del destino. Uno di quegli scherzi belli però, che ti mettono di buonumore anche se non te lo aspetti, e da cui puoi persino imparare qualcosa. Proprio adesso che la nostra cara Bologna vive uno dei suoi momenti più difficili e confusi, (a patto che si pensi che un'estate senza sindaco non assomigli a una splendida vacanza dall'assurdo immobilismo della politica), ecco che la "bella addormentata", come a volte la chiamano gli organizzatori dei concerti, riprende fiato e si risveglia, mettendosi in gioco come non accadeva da tempo, cercando e (forse) trovando la sua vera identità. Bologna! Che bel nome da pronunciare quando la si osserva mentre difende con le unghie la sua bellezza. Il 23 Marzo infatti non saremo solo noi artisti dal cuore rossoblù a salire sul palco per raccogliere parte dei fondi necessari alla salvaguardia della Basilica delle Sette Chiese. Sarete Voi a farlo. Le settemila persone che in tempo record (soltanto due settimane!) hanno esaurito i biglietti messi a disposizione per il concerto, e che si vestiranno da attori protagonisti di questa strana grande festa petroniana. Sembrava uno scherzo anche la telefonata che ricevetti qualche mese fa dal Carlino (a proposito, auguri mio caro vecchio giornale!), e dalla quale partì questo treno carico di buoni propositi. Era un freddissimo pomeriggio di Novembre quando mi chiesero di rilasciare un'intervista in cui si sarebbe parlato del progetto "Salviamola". "Le Sette Chiese stanno affondando nel freddo mare del tempo. Bisogna fare qualcosa", mi dissero. Chiesi tempo, sapendo poco o nulla sullo stato di salute della Basilica. Mi concedettero tre giorni di tempo per informarmi meglio, perchè prima di dare il mio piccolo contributo volevo essere sicuro di quello di cui avrei parlato. Ho sempre pensato che per fare "beneficenza" non occorra finire in prima pagina. In fondo, mi dico ogni volta, se un artista vuole "dare una mano" non ha che da aprire il suo portafogli e donare il suo contributo come qualsiasi altro cittadino. Che si tratti di Africa o di ambiente, di ricerca o, come in questo caso, di salvaguardia di beni culturali. Ma piazza Santo Stefano significa qualcosa in più per me, e per tutti noi. E' un nostro luogo-valigia, come direbbe il filosofo. Dentro a quella fetta di cielo capovolto c'è la parte più nobile dell'anima bolognese. Sotto ai portici che la circondano la vista si apre all'incontro con la vita più che in tutti gli altri luoghi della città. C'è il nostro passato, ancor più remoto di quanto lo si possa ricordare, e il nostro prossimo futuro. Che ora è un presente importante, per cui abbiamo lottato tanto, e dal quale io non vorrei dividermi mai. Ammetto di aver pensato tante volte di voler "scappare" da Bologna, dal suo buffo ma diffuso provincialismo, dal suo ormai solitario volto notturno, dalle sue pesanti mura ideologiche, espressioni deformi dello stesso volto antico, ma pregio e difetto di un carattere cittadino a volte debole e fuori dal tempo. Il mio lavoro mi ha portato a viaggiare tanto, e viaggiare apre sempre orizzonti nuovi, che hanno molto da insegnarti ma purtroppo anche qualcosa da toglierti. Quando cinque anni fa scelsi definitivamente di restare a Bologna, legandomi in modo indissolubile alle mie radici, al mio accento, alla mia terra, Piazza Santo Stefano divenne il simbolo di questa mia scelta. E così in quel giorno di Novembre decisi di parlare di questo: vivere a Bologna vuol dire per prima cosa sceglierla, proponendo in prima persona la propria idea di città, di ambiente e di mentalità. "Canterei volentieri per Piazza Santo Stefano", ammisi inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto. E lo stesso venne scritto il giorno dopo sulle pagine del Carlino. La mia mamma quando vide lo "strillo" di cartone appoggiato all'edicola di Via Santo Stefano, con il mio nome in primo piano, a momenti non mi sveniva davanti alla tabaccheria, pensando che mi fosse successo qualcosa. Ma non era successo niente di brutto. Solo uno scherzo bello, dicevo, di quelli che poi ti mettono di buonumore anche se non te lo aspetti, e da cui puoi persino imparare qualcosa. Oggi imparo che Bologna cerca ancora Bologna. Che non ha paura e non è vero che si è addormentata, ma semplicemente vuole restare, o tornare, nella serie A delle città d'Europa.
Dopo quella telefonata, in poche settimane, il concerto per la Basilica si è trasformato rispetto alla mia idea, grazie a una sorta di gran varietà di pensieri e proposte, mutandosi in quel che è ora: un evento più vario, una specie di straordinario buffet variopinto, in cui molti degli artisti, degli scrittori, degli sportivi, degli attori, o dei musicisti che amano Bologna, porteranno il loro piccolo o grande piatto da gustare, con il solo fine di raccogliere i soldi necessari alla ristrutturazione e alla manutenzione delle Sette Chiese. Ma si sa, quando si impara a sognare poi si fa una gran fatica a smettere, e noi bolognesi sappiamo bene che la fame vien mangiando. Allora approfitto della vostra pazienza per raccontarvi di un sogno a cui mi piacerebbe lavorare nei prossimi mesi, insieme agli stessi artisti che incontrerò il 23, partendo proprio da questo piccolo passo, fatto unendo gli sforzi di tutti. Un grande evento, questa volta però unicamente musicale, un film senza senza parole, da svolgersi nel vero cuore della città, proprio in quella piazza per cui canteremo uno alla volta o tutti insieme fra pochi giorni. Una serata che possa ripetersi ogni anno a inizio estate, in cui portare, anzi, trascinare con entusiasmo la grande musica italiana e internazionale, la dove "non si perde neanche un bambino", nel vero centro cittadino. Con lo stesso obiettivo: salvare e rilanciare la nostra amata città. C'è un solo modo per far rivivere Bologna. Farla rivivere.